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Giù nello sprawl

Lo sprawl. Le famiglie per bene non ci passano nemmeno vicino, allo sprawl. Nessuno viene quaggiù nello sprawl, lo sanno tutti. Tutti, tranne chi nello sprawl ci vive. I padri per bene di famiglie per bene vengono a scopare qualche puttana, quaggiù nello sprawl. Le madri per bene di famiglie per bene a fare le puttane, quaggiù nello sprawl. I figli per bene di padri per bene vengono a spacciare la loro merda, quaggiù nello sprawl. Le figlie per bene di madri per bene vengono a drogarsi, quaggiù nello sprawl. Nessuno viene quaggiù nello sprawl, eppure c’è molta più gente di quanta dovrebbe esserci. Puttane, puttanieri, spacciatori della città alta. Quaggiù nello sprawl ognuno trova quel che cerca, se sa a chi chiedere. E a volte anche se non lo sa. Poi ci siamo noi, che ci viviamo, quaggiù nello sprawl. Che mordiamo la vita con i denti che ci sono rimasti, mentre con il resto del corpo siamo impegnati non farci ammazzare, quaggiù nello sprawl. Non ci vieni in vacanza, quaggiù nello sprawl. Se va male qualcosa, quaggiù nello sprawl, non hai la tua lucida tessera della TraumaTeam che fa arrivare un convoglio di soldati specializzati per tirarti fuori dalla merda. E chi cazzo l’ha mai avuta una tessera assicurativa TraumaTeam, quaggiù nello sprawl? Anche se avessi i soldi non te la farebbero mai. I padri e le madri per bene, i figli e le figlie in cerca di emozione non arrivano che poche centinaia di metri dentro lo sprawl, non conoscono la merda che c’è qui dentro, quella vera, quella che ti affoga ogni istante. Loro pensano di sapere cosa succede, quaggiù nello sprawl, ma non vedono che la superficie. Lo sprawl è una discarica, e noi siamo i suoi rifiuti. Quaggiù nello sprawl devi conoscere la gente giusta, devi sapere da chi andare, e soprattutto da chi non andare. Oppure per un taglio di coltello finisci da un fottuto macellaio, che ti cuce come se fossi un insaccato, ti si infetta la ferita e crepi come un bastardo, ignorato da tutti e soffrendo come un maiale sgozzato. E quello è il meno, potresti anche sopravvivere. La cosa brutta è quando quaggiù nello sprawl mollano quei fottuti cyborg pazzi, quegli stronzi che si sono fatti fare talmente tanti innesti da sembrare dei cazzo di tostapane con le gambe. E giù nello sprawl una pulita ogni tanto va data, no? I rifiuti si smaltiscono eliminandoli. E così ci sono questi poveri imbecilli che sono pazzi, non sanno più chi cazzo sono, perché quei fottuti circuiti ti friggono il cervello, e i figli di puttana nella città alta li scaraventano quaggiù nello sprawl. A fare pulizia di noi vermi. E poi dobbiamo sbrigarcela da soli, perché non arrivano i rinforzi, quaggiù nello sprawl. Non arrivano mai. E non è divertente, cazzo, sono fottutamente resistenti, hanno armi anche nelle palle, e spesso esplodono anche dopo morti. Fanculo a loro e a chi gli ha messo quei maledetti innesti, noi non abbiamo la squadra d’assalto TraumaTeam, noi dobbiamo improvvisare, e quelli prima di impazzire di solito erano soldati di qualche fottuto corpo speciale di qualche fottuto reparto tirato a lustro.

Ma quando arrivano quaggiù nello sprawl non frega più un cazzo a nessuno, nemmeno a loro, di chi cazzo erano, a loro perché non sanno distinguere una moto da un palazzo, a noi perché abbiamo altro di cui preoccuparci, ovvero quei fottuti pazzi. Un paio vanno a cercare un cazzo di lanciarazzi per finirli, mentre quelli che li tengono occupati pregano di resistere abbastanza senza crepare. E pregano qualsiasi cosa sia abbastanza annoiata da decidere di dare un’occhiata a come va quaggiù nello sprawl. A volte è anche la loro ultima preghiera, perché noi crepiamo così, quaggiù nello sprawl, crepiamo come barboni, come dei degli uccelli schiacciati da un carro armato, nell’indifferenza di chiunque. Poi la gente mi chiede perché non mi piacciono gli innesti cibernetici… chiunque abbia dovuto fermare uno di quei fottuti forni elettrici ambulanti non li vede di buon occhio, quaggiù nello sprawl. Passo da Doc, uno dei pochi medici in gamba quaggiù nello sprawl, finché viene pagato. Ti cuce, ti rammenda, ti fa anche il cazzo di ricamino, se hai i soldi. E se la cava anche con gli innesti cibernetici. I pochi che ho me li ha fatti lui. Gli lascio un cazzo di rene ogni volta, ma la calibrazione mensile è maledettamente buona. C’ha la fila, sto stronzo. Nessuno tocca il Doc. La sua sala d’aspetto è la zona neutrale di questa zona dello sprawl. Potrebbe andare nella città con quello che guadagna, ma lui dice che non vivrebbe un mese con quello che ha da parte, e poi si trova bene qui nello sprawl. Un fottuto pazzo. Ti fa il punto croce anche dell’intestino, ma è pazzo. Oggi è anche di buonumore, riesce anche a strapparmi un sorriso con una battuta idiota sulla differenza fra un broker e un tostapane.


È ora di andare a ritirare la mia piccola. Henry Mano Sola è sopra una bambina, l’uccello in mano, e l’aria di volersi divertire. La bambina sembra un po’ meno divertita. Estraggo la pistola gli sparo un colpo alla tempia con Betsy. Lo avevo avvertito, l’ultima volta, ed ero stato generoso, dopo avergli sparato al ginocchio lo avevo pure portato da Doc. Certa gente non impara mai. Saluto  Angel, che mi risponde con un sorriso ed un occhiolino in mezzo a quella foresta di peli che chiama barba. È frocio come tutte le legioni di Sodoma, ma se sono vere le voci e sa lavorare il cazzo come lavora sulla mia moto, buon per i suoi amanti. È un gioiello, la mia piccola. Non brillerà mai come gli orecchini di Angel, ma il motore è calibrato alla perfezione. Claire sta facendo le ultime rifiniture alla carrozzeria della mia moto, per farla sembrare un carrozzone inutile da rubare, un paio di martellate nei punti giusti, e alcune calibrazioni di fino con la sua mano da riparazioni elettroniche. Ha una mano da innestarsi per ogni occasione, la dolce Claire, anche per quando da’ sfogo alla sua fame. Lei e Angel hanno le stesse passioni: cazzi e motori. Per questo lavorano bene insieme. E spesso c’è la possibilità di avere uno sconto sul prezzo soddisfacendo le voglie di uno o dell’altra. In fondo non è così brutto, a volte, quaggiù nello sprawl. Pago la mia quota in neodollari e mi metto d’accordo con Claire per la parte restante del pagamento, ho scoperto un posticino che si sta rapidamente facendo la fama di avere un buon cibo da asporto. Certo, non è difficile essere sopra gli standard dello sprawl, ma questo pare abbia pesce vero, e Claire adora il pesce. Di qualsiasi tipo. Devo fare ancora un salto a casa prima che la mia giornata cominci ufficialmente, e mi tocca ripassare davanti al quartiere controllato dalla Yakuza. È un posto del quale si chiede al più dov’è, perché non ti metti a chiedere informazioni su un posto controllato da una delle più potenti corporazioni del mondo, a meno che tu non abbia affari da svolgere con loro. Non chiedi mai un cazzo, quaggiù nello sprawl, se non sei disposto a pagare. E se sei disposto a pagare, a volte l’unica informazione che ricevi è “cercatelo da solo, io non voglio guai”. Non posso fare a meno di reprimere un brivido, che mi passa su tutte le cicatrici della schiena, su tutte quelle provocate dai loro tagli. Non è mai bello finire nelle mani della Yakuza, se hai sbagliato. Quella volta fu un gravissimo errore. Ma furono generosi, perché sono e rimango il miglior informatore sulla piazza nel raggio di chilometri, quindi si limitarono a tagliarmi la falange del mio dito medio. E così adesso ho un vaffanculo elettronico con cui trattare chi mi sta sul cazzo. Tranne Claire, ovvio, lei può stare sul mio cazzo quanto vuole. E quelli della Yakuza. I miei affari con loro sono diventati molto più ponderati del normale, perché se la Yakuza pretende un certo lavoro, tu lo fai, o muori nel tentativo, altrimenti ci pensano loro. Certo, non ti ammazzano subito, di solito, ma ci devi pensare sempre dieci volte prima di accettare un lavoro da loro. Io do sempre garanzia di privacy e accetto i lavori fornendo la percentuale di rischio. Ma non sempre basta, a volte la Yakuza ti chiede un lavoro per cui non è contemplata la possibilità di tornare da loro a mani vuote. Altrimenti, beh, ti tatuano un cazzo di drago sulla schiena con un cazzo di pugnale senza filo. Mi chiedo sempre come ho fatto a non morire di setticemia, vista la merda che c’è quaggiù nello sprawl. Raccogliere informazioni per rivenderle può essere pericoloso, ma a volte è solo questione di chiedere a persone giuste, che siano i piccoli spiantati che per un paio di neodollari potrebbero uccidere oppure cazzo di spacciatori all’ingrosso che vendono la solita merda, quaggiù nello sprawl come lassù nella città alta. Mi tocca lavorarci con questa gente che vende merda. Quaggiù nello sprawl quella merda è quasi indispensabile, pochi spiccioli per mezz’ora o un’ora di felicità surrogata. La droga è per gli altri, per quelli che non hanno bisogno di avere la mente lucida, che non hanno bisogno di lavorare come lavoro io. Non c’è bene più prezioso delle informazioni, quaggiù nello sprawl come su nella città alta. Passo da casa mia, un buco poco più grande di una bara, per dormire e conservare due vestiti e poco altro, perché qualsiasi serratura si può forzare, e qui non ci sono topi d’appartamento, come li definiscono i poliziotti che non sanno un cazzo di come funziona quaggiù nello sprawl. Qui ci sono dei cazzo di ratti giganti d’appartamento, che se non riescono a forzare la serratura senza distruggerla fanno saltare tutta la porta senza troppi complimenti. Per mia fortuna non mi serve molto, giusto qualche cambio di abito, e poco altro e di poco valore. Ciò che mi serve ce l’ho addosso. Non hanno forzato la serratura oggi, la giornata comincia bene, stamane non ho fatto in tempo a pulire le mie armi prima di uscire, lo faccio adesso. Betsy è la mia pistola fortunata, l’unica arma alla quale abbia dato un nome, come qualche coglione in qualche film del secolo scorso. Lo so, sono un romanticone, a volte, nonostante la vita quaggiù nello sprawl. Sistemo anche le altre armi, controllo le munizioni, e poi finalmente monto sulla mia due ruote per andare a lavorare. Finalmente ho mezz’ora durante la quale posso smettere di pensare allo sprawl, alla città alta, alla fottuta Yakuza, e a tutta la merda. Mi godo l’aria sul viso, e penso solo a come stasera mi scoperò Claire. La mezz’ora migliore della giornata, quella prima di arrivare al mio nuovo lavoro.

Sono nella città alta, parcheggio la moto nel parcheggio della Corporazione – cazzo, non mi abituerò mai all’idea che non devi metterla in un bunker per non fartela fottere, anche se la mia piuttosto che avviarsi senza il mio permesso salta in aria – ed entro. Non saluto, non loro. Mi guarderebbero dall’alto in basso se potessero, ma sanno alla perfezione che io so di ogni loro visita giù nello sprawl, quindi non mi devono rompere i coglioni. Entro nell’ufficio Oggetti Smarriti, il nuovo servizio della Corporazione, e saluto i miei colleghi. Spostati come me, se non peggio. Cazzo, abbiamo anche una fottuta rockstar. Mai visto un suo concerto, io, ma siamo una specie di circo. Però recuperiamo ciò che è stato smarrito. Stiamo in un cubicolo abbastanza grande per far finta di lavorare, e abbiamo anche una macchina per il caffè. Ammesso che quella sbobba si possa chiamare così. Credo che l’ultimo grano di caffè sia stato macinato anni fa. I clienti sanno come arrivare a noi, e noi recuperiamo ciò che ci chiedono. Informazioni, merci, vite. In fondo non è diverso da ciò che facciamo giù nello sprawl, solo che questo è legale, circa, e soprattutto siamo pagati molto meglio. Un’altra giornata inizia, e per un po’ sono fuori dallo sprawl.

[Amarcord] 07/01/2006 La Compagnia Degli Imbelli…

In astinenza da gdr, decisi di spiegare cosa è un gdr… La mia opinione non è cambiata molto.

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Uff… voglia matta di giocare di ruolo. Si, si, quella roba strana chesi gioca intorno ad un tavolo, con un gruppo di amici. Si, quella roba che la gente di solito quando lo sente pensa a satanisti, sette nere, e quant’altro… Si, quella roba lì. Che poi non è niente vero. Partiamo dalle basi. La domanda fondamentale è: cosa è un gioco di ruolo? Come tutte le domande fondamentali, anche questa ha la risposta definitiva, e cioè 42. Se non sapete perchè, aggiornatevi. 🙂 Comunque una risposta un po’ più esaustiva è d’obbligo, dato che come al solito i benpensanti e i bigotti, a leggere queste tre parole, “gioco di ruolo”, si spaventano. Un gioco di ruolo è prima di tutto un gioco. Niente di più e niente di meno. Solo un gioco, nel quale si sta assieme. Chiaro? Chiaro. Andiamo oltre: è un gioco da tavolo, nella sua incarnazione originaria. Il che implica che ci si sede ad un tavolo e si gioca. Come in un qualunque altro gioco di società (risiko, monopoli, pictionary, taboo, e tutte le tavanate del genere…). Fin qui ci siamo. Altro giro altra corsa. Cosa differenzia un gioco di ruolo da altri giochi di società? Beh, il fatto che un gioco di ruolo somiglia tantissimo ad una recita teatrale a canovaccio… cioè si improvvisa. Certo, si descrivono solo le azioni che vengono fatte, senza farle fisicamente, ma il concetto è lo stesso. Come si gioca ad un gioco di ruolo? Semplice: si prende un gruppo di persone, di cui una fa il Master, o Arbitro, o Narratore, o Custode, o come si voglia chiamare. Del suo ruolo ne parleremo in seguito. Si stabilisce il sistema di regole da usare (ce ne sono a iosa, basta scegliere quello che si vuole), si decide l’ambientazione (fantasy, medievale, moderna, futuristica, gotica, cartoon, quello che si vuole), dopodiche si creano dei personaggi, ognuno quel che vuole. Il Master, a questo punto, comincia a descrivere il mondo in cui i personaggi dei giocatori si trovano, descrivendo l’ambiente, ed interpretando a mano a mano le persone che i giocatori incontrano. I giocatori, a loro volta, interpretano il loro personaggio, descrivendo ciò che fa e dicendo ciò che dice. Tutto qui. Il gioco di ruolo è solo questo. Quando ci si riunisce per più di una volta per giocare una storia particolarmente lunga, si parla di una campagna. Scopo del gioco? Divertirsi. Come si vince? Non si vince. Parte del successo è conseguito sconfiggendo il cattivo di turno, ma a parte questo, ogni volta può spuntare qualcos’altro di imprevisto… e poi non è detto che il cattivo sia morto del tutto. Alla fine, se proprio si vuole cercare uno scopo, questo è sicuramente la sopravvivenza del personaggio, o il raggiungimento del massimo potere, dopo di che, di solito si ricomincia sviluppando altri personaggi.

E questo è un gioco di ruolo.

Cosa c’entro io? Beh, che ci gioco, naturalmente…. Il motivo di questo intervento? Beh, c’ho voglia di giocare, e nel frattempo mi tengo allenato parlando di giochi di ruolo… semplice, no?

La Domenica Sportiva, La Vita, L’Universo, E Tutto Quanto

Di tutto un po’ in questo fine settimana…

Partiamo da Rossi, che a mondiale vinto si batte come un leone e fa un recupero pauroso da vero fenomeno, arrivando secondo dopo essere partito dalla quarta fila.

Buon quarto posto per il sempre stupefacente Jorge Lorenzo, che dimostra, dopo un duello all’ultimo respiro, che se non si fosse disintegrato le caviglie avrebbe potuto essere il terzo incomodo del duello Rossi-Stoner.

Passando al calcio, non posso che notare che l’Inter ha fatto un partitone, andando a vincere. A tal proposito, non ci si può che inchinare di fronte alla magia di mago karate-kid Ibra… Praticamente un ura-mawashigeri al pallone. Un colpo di karate in grado di segnare un gol (non c’è l’ho il filmato… sigh)…

Come nota a margine, da segnalare una gran prova di Adriano.

Cambiando completamente argomento, Fra un mese ci sarà Lucca Comics. una delle più famose rassegne di giochi e fumetti. Mi sono ritrovato, a causa di una serie di vicissitudini, a dare la mia disponibilità per una cosa che stiamo organizzando. La mia capa mi ha chiesto di non dire ancora nulla, ergo quando avrò l’ok, dirò.

Sempre legato ai giochi di ruolo, ho avuto l’occasione di recensire, per la Wyrd Edizioni, Di fare una recensione della novella 4° Edizione di Dungeons&Dragons, non so ancora bene dove la publbicheranno, se online o meno, ma è una bella cosa che lo abbiano chiesto a me. Quando e se uscirà, comunicherò. Bom, domenica ricca mi ci ficco. Vi lascio con il pensierino della sera:

Se sei il cattivo, e stai tenendo il buono sotto tiro, disarmato e alla tua mercè, e lui si butta improvvisamente a terra dopo aver guardato dietro di te, non perdere tempo a girarti. Buttati a terra anche tu. Subito.

‘Njoy!

– Miauz!

Fantasy e fantastico: una riflessione

Pubblico volentieri l’intervento di Sergio, apparso sul forum del 5° Clone, intervento che, come accade ormai da tempo quando si tratta di discussioni che vanno al di là del semplice DnD, è sorprendentemente vicino a quello che penso, ed è espresso molto meglio di quanto io sappia fare normalmente. A voi:

Questo è uno sfogo che sto rimurginando da tempo. Lo scrivo qui perchè con il Fantasy ammetto che entra solo in parte: eppure la connessione c’è, e si applica a molti sistemi GdR dell'”ultima generazione”. Per farvi capire di che parlo, parto da lontano. In pratica, con una mia recensione.

Lo spunto per parlarne me lo ha dato “Wanted – scegli il tuo destino”. Ennesimo film derivato da un fumetto di Miller (Sin City, 300, eccetera), che continua a trattare il tema dei superuomini, dell’iperviolenza e del farsi giustizia o essere artefici del proprio destino (e di quello del mondo) a prescindere da qualsiasi pretesa di convivenza, mediazione o rispetto dell’altro. In pratica, se non sei un protagonista, non sei nulla; e se non sei nulla non hai nè possibilità nè – sottinteso – diritto di far sentire la tua voce. Peccato che per essere qualcuno tu debba avere necessariamente bisogno di essere sovrumano.

Dalle recensioni che ho letto, quantomeno Miller ha il buon gusto di non dare giustificazioni etiche ai protagonisti di Wanted. Sono, fatti e finiti, dei cattivi. Amorali e tesi solo a realizzare sè stessi, in barba al resto del mondo. Il film non ha neppure questa decenza.

Pur di essere presentabile nelle sale, patina la vicenda con uno sfondo etico. Dipinge i protagonisti come guidati, se non altro da un “nobile intento”, ma in pratica sprona all’autorealizzazione, praticamente priva di vincoli. Non viene neanche lontanamente messa in discussione la fede nel codice mistico che designa i bersagli: nell’unica scena in cui accade, la risposta è talmente retorica e puntata sull’empatia con la vittima (la Jolie da piccola), da cancellare ogni dubbio sul fatto che una mistica dell’ “uccido uno per salvarne cento” possa avere qualche “piccolo” problema di obiettività.

L’unica speranza implicita e data per scontata viene dall’integrità morale del protagonista – che giustifica ampiamente lo sfogarsi, praticamente senza limiti, quando ti viene fatto un torto. Un po’ come dire “ne ho piene le scatole di dovermi controllare per convivere a questo mondo – tanto più con chi non lo merita – al diavolo, ora decido io”.

Ma è un ottica di rivincita assoluta che fa paura – perchè funziona solo con un caso su un milione, nella fattispecie un personaggio immaginario, ma applicata nella realtà porta a farsi giustizia per qualsiasi torto, reale o presunto tale, e decidendo da soli la proporzione della reazione. Facendosi la legge da soli, in pratica. Come fossimo tutti un po’ supereroi, con superprincipi morali a legalizzare le nostre scelte.

Mi si dirà che esagero, e in fondo è un film di fantasia. Il problema è che negli ultimi anni questo messaggio più o meno velato lo vedo ripreso un po’ ovunque, specie nelle fiction indirizzate ai più giovani o agli adolescenti. Mi diverte vederli, ma in questo mi stanno sinceramente stufando e nauseando. Non importa che venga propagandato “perchè tanto è di fantasia”. Perchè in realtà non è proprio così.
Accetta anche solo una briciola di quanto ti viene proposto, ed inizierai a giustificare guerre preventive, “leggi di mercato” e del lavoro che trascendono l’etica verso le persone, comportamenti completamente contrari al rispetto di chi la pensa diversamente da te, e via dicendo. O la legge del più forte, solo perchè “ha dei buoni motivi”.
Quando in realtà non esistono buoni motivi che tengano! Il principio del senso di rivincita quando si è esasperati porta nel 90% dei casi all’orrore, non alla giustizia. E che questo non venga praticamente _mai_ detto in un film per ragazzi che punta a fare cassetta ed audience, mi preoccupa.

Così, il film “Wanted” finisce per diventare l’ennesima giustificazione e propaganda alle azioni dei potenti (“super” solo perchè dispongono del potere di guidare intere nazioni, multinazionali o gruppi di pensiero), assunto che siano leader perfetti e sinceramente dediti al bene dell’umanità (chi non la pensa come loro, non rientra a pieno titolo nell’ “umanità” stessa, beninteso).

E qui si arriva al punto: come se non bastasse mi mancava di vedere questo concetto in fase di affermazione nel fantasy: invece, pure qui (non parlo solo della 4a edizione) stiamo iniziando a relativizzare allineamenti ed etica nel corso del tempo. Non in nome della libertà di interpretazione, quanto per assecondare sempre più in chi gioca l’impulso a sfogarsi senza controllo, e a vedere nelle leggi e nell’autocontrollo solo un peso e una rottura di scatole.
Spero sinceramente in una certa inversione di tendenza su questo argomento in futuro, ma non ci contro troppo. E’ un leitmotiv che ho paura di star vedendo sempre più presente in ogni aspetto nella nostra società, e sempre più pericoloso.

Starò esagerando? Mah…

E voi cosa ne pensate?